Ci sono bambini “invisibili”, che hanno imparato ad essere silenziosi.  I bambini invisibili nascondono il malessere, non hanno pretese, non si raccontano e non chiedono aiuto.  Hanno imparato ad essere autonomi, a non disturbare, a non chiedere mai.

Questi bambini hanno dei genitori molto ingombranti, continuamente occupati dai loro problemi personali: vivono drammi di coppia, difficoltà economiche, continui impegni lavorativi, dipendenze.

Giulia ha 6 anni ed è una bambina invisibile. E’ venuta ad incontrare il suo papà, detenuto al carcere di Foggia. Per l’occasione Giulia indossa il vestitino bello della domenica ed ha messo tra i capelli un grande fiocco rosa.

Dopo il colloquio, durato quasi due ore, la accogliamo nel nostro Spazio Giallo, e le chiediamo come si sente dopo aver incontrato il suo papà. Ci sorride e ci dice che è andato tutto bene. Ma noi sentiamo che questa non è la verità. “Giulia, vuoi dirci qualcosa?”

Papà non mi ha detto che ero bella

Giulia si è sentita, ancora una volta, invisibile. Come quando la mamma le racconta che il papà è a lavoro, ma Giulia sa benissimo che questa è una bugia.

Tanti bambini vivono l’invisibilità , non sono riconosciuti dai propri genitori, con devastanti conseguenze sul piano della sicurezza personale.

Ogni bambino ha il diritto di essere “guardato”

Purtroppo gli adulti, presi dai propri drammi personali o cresciuti a loro volta come bambini invisibili, dimenticano di avere l’obbligo di accogliere con cura e attenzione le emozioni dei propri figli, insegnandogli che hanno il diritto di esistere e di essere felici.

Noi di “Lavori in Corso” accogliamo i bambini in carcere, comunicando loro di poter condividere il proprio malessere in uno Spazio, fisico e relazionale, protetto e non giudicante.

Attraverso il gioco e il disegno cerchiamo di aiutare i bambini a dare senso e significato ai loro stati d’animo, nella speranza di contribuire alla crescita di adulti liberi, felici e indipendenti.

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